Nel nostro bel Paese tutte le regioni e quasi tutte le città possono vantare specialità gastronomiche arcinote in Italia e magari anche all'estero. Io ho radici bergamasche e quando mi chiedono quali sono i prodotti tipici della mia città, mi faccio piccola piccola perchè, a parte la "polenta e osèi" ormai in declino per carenza di materia prima in conseguenza dei limiti posti , fortunatamente, alla caccia, e trasformata in dolce, non mi viene in mente niente altro...
Forse è colpa della mia ignoranza culinaria, ma vantare solo la polenta, presente tra l'altro anche nelle regioni limitrofe, mi fa sentire piccola e nera, proprio come il pulcino Calimero della pubblicità in TV di tanti anni fa.
Ieri però mentre preparavo i pizzoccheri, un piatto tipico della Valtellina, la mia autostima culinaria bargamasca, ha guadagnato qualche punto, nel leggere gli specifici riferimenti alla mia terra nella presentazione del grano saraceno stampata sulla scatola dei pizzoccheri.
"Dalle steppe dell'Asia fino alle vallate alpine, il grano saraceno veniva già coltivato nel XV secolo nelle vallate bergamasche e bresciane, così come riportato nel registro del Mecklemburgo nel 1436.
Da un prodotto ricco di proteine vegetali ed alto contenuto di fibre, così essenziali nella nostra alimentazione, conosciuto e consumato da oltre 500 anni dai Bergamaschi e dai Bresciani, sono nati "piatti" di grande notorietà come la Polenta Taragna, di cui Bergamo è la patria e che prende il nome dal lungo bastone con cui viene mescolata,detto "tarain".
Fu grazie alla coltivazione del saraceno da parte dei bergamaschi che la celeberrima Meluzza comasca divenne la madre dei pizzoccheri, così come testimonia nel 1548 Ortensio Landi nella sua opera "Catalo dell'inventario delle cose che si mangiano et bevande c'heggedì S'susano" stampato a Venezia nello stesso anno.
Soltanto cento anni dopo, e cioè nel 1616, anche l'alta Valle dell'Adda, la Valtellina, si apriva alle coltivazioni del grano saraceno, così come testimoniato dal Governatore Giovanni Guler Von Weinech, allora appartenente al Cantone Svizzero dei Grigioni.
Quella del grano saraceno è stata una delle colture più caratteristiche di questa Valle alla quale va il merito di aver custodito con passione e amore una così antica ricetta"
Poca roba, se si considera che ovunque la tradizione dei pizzoccheri è attribuita esclusivamente alla Valtellina, ma abbastanza per poter vantare quantomeno la collaborazione della mia gente al successo di questo piatto. Calimero ringrazia...
Ieri però mentre preparavo i pizzoccheri, un piatto tipico della Valtellina, la mia autostima culinaria bargamasca, ha guadagnato qualche punto, nel leggere gli specifici riferimenti alla mia terra nella presentazione del grano saraceno stampata sulla scatola dei pizzoccheri.
"Dalle steppe dell'Asia fino alle vallate alpine, il grano saraceno veniva già coltivato nel XV secolo nelle vallate bergamasche e bresciane, così come riportato nel registro del Mecklemburgo nel 1436.
Da un prodotto ricco di proteine vegetali ed alto contenuto di fibre, così essenziali nella nostra alimentazione, conosciuto e consumato da oltre 500 anni dai Bergamaschi e dai Bresciani, sono nati "piatti" di grande notorietà come la Polenta Taragna, di cui Bergamo è la patria e che prende il nome dal lungo bastone con cui viene mescolata,detto "tarain".
Fu grazie alla coltivazione del saraceno da parte dei bergamaschi che la celeberrima Meluzza comasca divenne la madre dei pizzoccheri, così come testimonia nel 1548 Ortensio Landi nella sua opera "Catalo dell'inventario delle cose che si mangiano et bevande c'heggedì S'susano" stampato a Venezia nello stesso anno.
Soltanto cento anni dopo, e cioè nel 1616, anche l'alta Valle dell'Adda, la Valtellina, si apriva alle coltivazioni del grano saraceno, così come testimoniato dal Governatore Giovanni Guler Von Weinech, allora appartenente al Cantone Svizzero dei Grigioni.
Quella del grano saraceno è stata una delle colture più caratteristiche di questa Valle alla quale va il merito di aver custodito con passione e amore una così antica ricetta"
Poca roba, se si considera che ovunque la tradizione dei pizzoccheri è attribuita esclusivamente alla Valtellina, ma abbastanza per poter vantare quantomeno la collaborazione della mia gente al successo di questo piatto. Calimero ringrazia...
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