Leggo qui: https://sognandoilprossimoviaggio.wordpress.com/2013/06/09/approfondimento-il-sari-indiano/
queste notizie:
Il Sari – o più correttamente la Sari essendo nella lingua originaria un nome di genere femminile – è il più famoso vestito tradizionale indiano. La sua presenza, seppur con le dovute differenze, è testimoniata fin da epoche antichissime, circa 5.000 anni fa. Nei secoli questo indumento ha subito svariati mutamenti nei disegni, nelle dimensioni e nello stile, fino ad arrivare ai giorni nostri in moltissime varianti di drappeggi, tessuti e tipo di lavorazione, che differiscono soprattutto tra le diverse Regioni delll’India.
Il Sari consiste in una striscia di stoffa (seta, cotone, sintetico o altro), solitamente lunga tra i 5 e gli 8 metri e larga tra il metro ed il metro e quaranta. Il metodo più noto per indossarlo (Stile Nivi) è avvolgere la stoffa intorno al punto vita per poi farla risalire lateralmente, appoggiandola sulla spalla, coprendo l’ombelico e lasciando scivolare la parte finale, detta pallu, sulla schiena. Sono comunque ufficialmente riconosciuti oltre 80 diversi modi di indossarlo. Ogni stile necessita di una diversa lunghezza di tessuto e quindi ogni Regione ha sviluppato una diversa tessitura in funzione delle misure tradizionalmente richieste. Le lunghezze maggiori sono poi riservate agli abiti più ricchi di lavorazioni, con bordure in oro e pallu a decorazione più elaborata.
Assieme al Sari, va acquistato anche un altro pezzo di tessuto uguale o in nuance, la Choli. Si tratta di una ridottissima blusa a bolero che funge da reggiseno e dovrebbe essere molto attillata al corpo, tanto da rendere consigliabile confezionarla su misura. Un altro accessorio importante è la Pavadai, una sottogonna di cotone, sempre in nuance, con chiusura a coulisse in vita: su di essa vanno fissate le pieghe del Sari, appena sotto l’ombelico.
Oltre al drappeggio, è ovviamente molto importante la scelta del tessuto, che varia in base all’occasione, riservando la seta ed il broccato alle situazioni più formali. Seppur ai giorni nostri le donne indiane scelgano il Sari in base ai loro gusti personali, la tradizione attribuisce un preciso significato anche al colore dell’abito:
- il rosso è tipicamente il colore delle spose, essendo associato alla fertilità ed alla sensualità
- il giallo è legato alla spiritualità, alla religione ed alla nascita e quindi viene tradizionalmente indossato anch’esso dalle spose o dalle donne che hanno partorito di recente
- il bianco, colore del lutto in India, viene riservato ai riti funerari e alle vedove
- il blu è tradizionalmente associato alle classi inferiori, dato che secondo gli Hindu il processo di fermentazione per ottenere questo pigmento era impuro e le caste più elevate si rifiutavano di utilizzarlo
- il verde era molto popolare tra le donne musulmane.
Oltre al fascino indiscusso di questo indumento, che con i suoi colori sgargianti mette allegria al solo vederlo, il Sari in India viene incredibilmente utilizzato anche per una funzione “sanitaria” particolarmente insolita! Alcune donne hanno infatti iniziato ad utilizzare i loro sari di cotone, arrotolati più volte, per filtrare l’acqua dei fiumi prima di berla. Nel 2003 c’è stato perfino uno studio a riguardo, disposto dall’Università del Maryland: gli scienziati hanno dimostrato che piegare il sari almeno 8 volte permette di ridurre l’incidenza del colera fino a quasi il 50%! Insomma, una semplicissima ed ingegnosa filtrazione a costo zero!
Le donne indiane non eliminano mai i sari consumati o sdruciti. Li riutilizzano creando i kantha, dei patchwork utilizzati per trapunte, e stole. La tradizione vuole che questi oggetti cuciti a mano, riescano a conservare le virtù e il calore della persona che li indossava.
Ecco perchè si usa avvolgevi i neonati, in segno di protezione e benedizione.
Ecco perchè si usa avvolgevi i neonati, in segno di protezione e benedizione.
Se qualcuno vuole saperne di più sui vari modi di indossare il sari, legga qui: http://www.guidaindia.com/index.php?Itemid=60&id=259:sari&option=com_content
Nessun commento:
Posta un commento