Risvolto di copertina:
La vita di Giulio d’Aprile cambia in una bella giornata di fine ottobre, mentre percorre il viale alberato che lo condurrà all’Istituto dove lavora come psicoterapeuta.
Varcata la soglia di quel luogo, in cui il tempo sembra essersi fermato, Giulio incontra l’uomo che molti anni prima era stato il suo maestro. La persona geniale, brillante, autorevole ha lasciato però il posto a un vecchio stanco. La memoria vacilla e gli occhi sembrano perdersi altrove.
Da quel giorno il Professore sarà un suo paziente. Da quella mattina di ottobre avrà inizio un duello. I due uomini dovranno fare i conti con una verità dolorosa che entrambi nascondono, in un progressivo e incalzante ribaltamento dei ruoli.
La vita di Giulio entra ed esce da quella stanza, il matrimonio fallito, la perdita del padre, il senso di inadeguatezza nei confronti dei figli, il mondo perfetto di un passato confezionato in un’esistenza senza slanci.
Fino a quando appare qualcuno e qualcosa accade. E inverte bruscamente la rotta, tra il buio e la luce. Come una crepa nel muro.
Come una specie di felicità.
Anteprima del libro:
Quest’uomo un po’ piegato dall’esistenza continua a svolgere il suo lavoro di psicologo senza più lo slancio di una volta; da bambino desiderava fare il maestro e forse era quella la sua vocazione, ciò che lo avrebbe reso soddisfatto delle sue scelte.
Nel suo passato si nascondono eventi che non è riuscito mai ad affrontare pienamente e ora che il padre è morto, quel padre che invece ha trovato la sua strada per la felicità, non sa più come fare i conti con se stesso.
Il protagonista di Una specie di felicità, in seguito a un incontro di lavoro che lo porta da un suo vecchio professore la cui memoria inizia a dare segni di cedimento, si mette in discussione e analizza tutti i lati pendenti della sua vita: dalla separazione con la moglie, al suo difficile rapporto con i figli, all’incapacità che ha di affrontare le cose prendendosi le responsabilità. Lentamente prendono forma pensieri rimasti in silenzio per anni sia nella mente del professore sia in quella di Giulio, che si confrontano e senza rendersene conto si schiudono ai segreti tenuti rinchiusi.
Ma qualcosa che assomiglia a una specie di felicità è molto più vicina di quanto si possa immaginare, basta semplicemente cogliere i dettagli, le opportunità e intravedere tra i tanti problemi la strada giusta.
Nell’ultimo romanzo di Francesco Carofiglio “Una specie di felicità” corrono parallele le storie di due personaggi complementari e apparentemente opposti, due psicoterapeuti, un ex professore universitario famoso e brillante ora in un istituto per un fatto terribile successo due anni prima, e un giovane psicologo, Giulio d’Aprile, al quale è stato affidato il compito di prendersene cura.
Singolare l’approccio di Carofiglio al racconto della vita dei due protagonisti ai quali si affiancano in tutto il romanzo una serie di variegati personaggi, soprattutto femminili e affatto secondari, ciascuno con una propria psicologia ben definita e tutti fondamentali allo sviluppo psicologico e alla storia dei personaggi principali.
Senza dubbio originale la scelta di Carofiglio di scegliere come protagonisti due personaggi accomunati dalla professione e dalla abitudine all’analisi altrui per raccontare quella che sarebbe altrimenti potuta essere soltanto la storia di un incontro- scontro tra due generazioni diverse.
In un romanzo in cui il nero della notte è il colore dominante e i luoghi sono degli stati d’animo, entrambi i personaggi compiono un percorso di rinascita e di liberazione da un passato che ha segnato entrambi e che non sono stati in grado di gestire appieno.
I dialoghi e i pensieri che ricorrono frequenti, la cura massima della psicologia dei personaggi fanno di “Una specie di felicità” un romanzo affascinante e coinvolgente che offre spunti di riflessione ai quali il lettore non può rimanere indifferente.
(Giovanna Capone)
Di mio cosa dico? I fratelli Carofiglio sanno scrivere e un libro dei loro è sempre un buon acquisto. Questo, in particolare, oltre a divertirti, ti fa anche pensare...soprattutto a quella cosa del ritmo: che la felicità sia davvero data dalla capacità di andare "a tempo" con gli altri e con il mondo? Io non lo so e non ne sono convinta, ma per qualcuno potrebbe essere così.
Adoro i libri e la scrittura di Carofiglio...sia dell'uno che dell'altro fratello!
RispondiEliminaQuesto libro ancora non l'ho letto ma lo farò!!!
Loredana