E' stato un po' come un amore a prima vista, quello che ti fa dire voglio conoscerlo, oppure è stato il tono fermo e consapevole con cui si presentava o ancor di più quello sguardo intenso in un volto maschile assolutamente moderno emergente da un passato lontano: è questo che ho provato appena i manifesti della mostra sono apparsi in città.
Nonostante non sia un'assidua frequentatrice di mostre e gallerie d'arte, o forse proprio per questo, avevo preso un impegno con me stessa : dovevo vedere quel quadro.
Non avevo fretta, a dicembre e gennaio c'erano tante altre cose da fare, preferivo aspettare un momento di calma per gustare quell'incontro.
Chiamatela demenza senile, chiamatela come vi pare, ma quando il tempo si fa corto e ai vecchi la vita ha l'abitudine di riservare per lo più medicine amare, perchè non cercare la gioia nelle piccole cose?
Così , proprio quando il tempo stava per scadere, ieri sono andata a incontrare il sarto.
Erano anni che non entravo all'Accademia Carrara e grazie al recente restauro è stato davvero piacevole attraversare le sale in cui sono esposti in ordine cronologico numerosi dipinti tutti di pregevole fattura fino ad arrivare alla sala in cui sono raccolte numerose tele di Giovan Battista Moroni e di altri pittori suoi contemporanei.
Certo, al di là del valore universale dell'arte, non si può negare l'orgoglio che provo quando a creare certi capolavori è un artista nato e cresciuto in questa terra bergamasca, da molti considerata come povera di cultura e d'ingegno.
Il Sarto mi aspettava ancor più bello e affascinante di quanto fosse sui manifesti . Accanto a lui, qualcuno aveva scritto la sua storia , spiegando il come e il perchè del suo successo:
"Tra i ritratti più sorprendenti del Cinquecento europeo, il Sarto raffigura un giovane uomo, elegantemente vestito, che guarda con fierezza verso l'osservatore. Ha in mano le forbici e sul tavolo davanti a lui si vede un panno di stoffa nera segnata dalla traccia del gesso. La fama del dipinto è legata non solo alla sua straordinaria qualità esecutiva, ma anche alla scelta dell'artista di immortalare sulla tela un artigiano, un uomo che esibisce orgogliosamente la dignità del suo lavoro, in anni in cui il ritratto era riservato soprattutto ai grandi protagonisti della storia, a principi e uomini esemplari."
Quando ho lasciato l'Accademia avevo il cuore pieno di serenità e di speranza. Tra poco sarà primavera e tutto ricomincerà a fiorire come è giusto che sia.
Nessun commento:
Posta un commento