La leggenda fa risalire la sua origine a San Giacomo apostolo, fratello di San Giovanni evangelista. Il santo, che era pescatore, mal sopportava le conseguenze delle lunghe camminate a piedi durante la sua predicazione, perciò per proteggere la pianta dei piedi provò ad imbottire i sandali con dei batuffoli di lana lasciati dalle pecore sui cespugli spinosi durante il pascolo. Pressato dal suo peso e bagnato dal sudore, lo strato di lana si trasformava in una falda compatta. Nasceva così il feltro.
Le prime corporazioni di cappellai consideravano San Giacomo come il loro protettore e nell'iconografia l'apostolo è rappresentato come un pellegrino con in testa un cappello a larghe tese, ovviamente di feltro, ornato con una conchiglia.
Tralasciando per il momento le suggestioni della leggenda per venire alla storia, è provato che il feltro ha un'origine molto antica e che molte popolazioni, tra cui i Greci e i Romani, ne facevano largo uso per confezionare abiti, copricapo e mantelli. Alcune popolazioni nomadi lo usavano anche per le tende da campo, proprio per le sue caratteristiche: il feltro è caldo, leggero,morbido, impermeabile e a differenza dei materiali derivanti dalla tessitura è molto resistente.
Può essere definito semplicemente un tessuto non tessuto.
Il feltro, composto da fibre di lana ( di pecora, capra, montone o cammello) o di peli di animali diversi (lepre, castoro, lontra o coniglio), ha assunto nel corso della sua storia un aspetto ed un uso sempre più raffinati, come nel caso del famoso panno lenci, un tipo di feltro molto morbido , sottile e colorato, brevettato dalla ditta Lenci di Torino nel 1922 per confezionare le omonime bambole.
Ancora oggi il feltro viene ampiamente utilizzato per la realizzazione a mano di piccoli lavori nel campo dell'hobbystica, per confezionare cappelli, borse, calzature, gioielli, insomma per moderni capi di abbigliamento.
Qualunque sia stato l'uso di questo materiale nel corso del tempo, è indubbio il ruolo incontrastato da protagonista del feltro sulla scena dei copricapo da uomo.
La parola cappello deriva dall'alto latino cappellus, diminutivo di cappa, cioè piccola cappa atta a riparare la testa.
Già dall'Ottocento però entra nel linguaggio comune l'espressione "indossare un feltro" al posto di "indossare un cappello di feltro", a sottolineare l'eccellenza della materia prima per fabbricarlo.
Basti pensare alla fama raggiunta nel mondo dal marchio Borsalino a partire dagli anni venti-trenta del secolo scorso.
La produzione iniziò il 4 aprile 1857 quando Giuseppe Borsalino rilevò ad Alessandria una fabbrica di cappelli che raggiunse il numero di 750.000 capi prodotti all'inizio del nuovo secolo, saliti a 2.000.000 alla vigilia della prima guerra mondiale.
La produzione dei cappelli di qualità imponeva l'uso esclusivo di feltro di pelo di coniglio. All'estero il marchio conquistò rapidamente vasti mercati, non solo quello prettamente britannico e tradizionale della City londinese, con le bombette col marchio Borsalino, ma anche quello americano.
La fama dei prodotti con marchio Borsalino è stata ulteriormente ampliata anche grazie al film Borsalino interpretato da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo.
Uomini della politica , dello spettacolo, del mondo del cinema e dell'imprenditoria sono stati immortalati con indosso il cappello Borsalino.
Certo che , a ben pensarci, il cappello ha una storia così lunga che varrebbe la pena di raccontarla e certamente qualcuno l'avrà fatto.
A me sembra già lunga quella che ho vissuto in prima persona, perchè tra ricordi e esperienza diretta, va indietro fino all'inizio del secolo scorso, quando il cappello non era solo un semplice copricapo.
Da bambina mi raccontavano che il nonno Luigi,impiegato di concetto, di quelli che indossavano le mezze maniche nere per non sciupare la camicia, un giorno era andato dal suo superiore per chiedere un aumento di stipendio e si era sentito rispondere :" Ma perchè mai signor Lazzarini vuole un aumento.... visto che sua moglie esce a far la spesa con il cappello..."
Evidentemente all'epoca, erano i primi anni del '900, il cappello era considerato sinonimo di benessere economico. Nel caso specifico era solo la manifestazione della grande ambizione della nonna che fino a ottant'anni suonati avrebbe continuato ad uscire portando il cappellino e i guanti.
Anche mio padre indossava il Borsalino e gli stava bene (papà, come hai potuto abbinarlo a quei calzini?!?). Per quanto ricordo, lo portavano tutti gli uomini che lavoravano in un ufficio. E poi ricordo quel gesto, quando per strada si incrociavano dei conoscenti, specialmente donne : toccare la punta del cappello, quasi un accenno a toglierlo, in segno di saluto; i più ossequiosi facevano addirittura una specie di inchino...
Altri tempi, altre mode, altri cappelli, ma il feltro resta, anzi,è addirittura considerato nella versione felt board, lavagna di feltro, come un moderno ed efficace strumento didattico per avvicinare i bambini alle forme, all'orientamento spaziale e al disegno.
Tralasciando per il momento le suggestioni della leggenda per venire alla storia, è provato che il feltro ha un'origine molto antica e che molte popolazioni, tra cui i Greci e i Romani, ne facevano largo uso per confezionare abiti, copricapo e mantelli. Alcune popolazioni nomadi lo usavano anche per le tende da campo, proprio per le sue caratteristiche: il feltro è caldo, leggero,morbido, impermeabile e a differenza dei materiali derivanti dalla tessitura è molto resistente.
Può essere definito semplicemente un tessuto non tessuto.
Il feltro, composto da fibre di lana ( di pecora, capra, montone o cammello) o di peli di animali diversi (lepre, castoro, lontra o coniglio), ha assunto nel corso della sua storia un aspetto ed un uso sempre più raffinati, come nel caso del famoso panno lenci, un tipo di feltro molto morbido , sottile e colorato, brevettato dalla ditta Lenci di Torino nel 1922 per confezionare le omonime bambole.
Ancora oggi il feltro viene ampiamente utilizzato per la realizzazione a mano di piccoli lavori nel campo dell'hobbystica, per confezionare cappelli, borse, calzature, gioielli, insomma per moderni capi di abbigliamento.
Qualunque sia stato l'uso di questo materiale nel corso del tempo, è indubbio il ruolo incontrastato da protagonista del feltro sulla scena dei copricapo da uomo.
La parola cappello deriva dall'alto latino cappellus, diminutivo di cappa, cioè piccola cappa atta a riparare la testa.
Già dall'Ottocento però entra nel linguaggio comune l'espressione "indossare un feltro" al posto di "indossare un cappello di feltro", a sottolineare l'eccellenza della materia prima per fabbricarlo.
Basti pensare alla fama raggiunta nel mondo dal marchio Borsalino a partire dagli anni venti-trenta del secolo scorso.
La produzione iniziò il 4 aprile 1857 quando Giuseppe Borsalino rilevò ad Alessandria una fabbrica di cappelli che raggiunse il numero di 750.000 capi prodotti all'inizio del nuovo secolo, saliti a 2.000.000 alla vigilia della prima guerra mondiale.
La produzione dei cappelli di qualità imponeva l'uso esclusivo di feltro di pelo di coniglio. All'estero il marchio conquistò rapidamente vasti mercati, non solo quello prettamente britannico e tradizionale della City londinese, con le bombette col marchio Borsalino, ma anche quello americano.
La fama dei prodotti con marchio Borsalino è stata ulteriormente ampliata anche grazie al film Borsalino interpretato da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo.
Uomini della politica , dello spettacolo, del mondo del cinema e dell'imprenditoria sono stati immortalati con indosso il cappello Borsalino.
Certo che , a ben pensarci, il cappello ha una storia così lunga che varrebbe la pena di raccontarla e certamente qualcuno l'avrà fatto.
A me sembra già lunga quella che ho vissuto in prima persona, perchè tra ricordi e esperienza diretta, va indietro fino all'inizio del secolo scorso, quando il cappello non era solo un semplice copricapo.
Da bambina mi raccontavano che il nonno Luigi,impiegato di concetto, di quelli che indossavano le mezze maniche nere per non sciupare la camicia, un giorno era andato dal suo superiore per chiedere un aumento di stipendio e si era sentito rispondere :" Ma perchè mai signor Lazzarini vuole un aumento.... visto che sua moglie esce a far la spesa con il cappello..."
Evidentemente all'epoca, erano i primi anni del '900, il cappello era considerato sinonimo di benessere economico. Nel caso specifico era solo la manifestazione della grande ambizione della nonna che fino a ottant'anni suonati avrebbe continuato ad uscire portando il cappellino e i guanti.
Anche mio padre indossava il Borsalino e gli stava bene (papà, come hai potuto abbinarlo a quei calzini?!?). Per quanto ricordo, lo portavano tutti gli uomini che lavoravano in un ufficio. E poi ricordo quel gesto, quando per strada si incrociavano dei conoscenti, specialmente donne : toccare la punta del cappello, quasi un accenno a toglierlo, in segno di saluto; i più ossequiosi facevano addirittura una specie di inchino...
Altri tempi, altre mode, altri cappelli, ma il feltro resta, anzi,è addirittura considerato nella versione felt board, lavagna di feltro, come un moderno ed efficace strumento didattico per avvicinare i bambini alle forme, all'orientamento spaziale e al disegno.
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