E poi ci sono loro: le leopardate, le patite della giungla, quelle che si sentono pantere o tigri e che vogliono esprimere aggressività indossando capi maculati. Donne sexy e mangiauomini? Non sempre! A volte solo ironiche e spiritose.
C'è chi si accontenta di un tocco maculato e chi ama il total look, ma in questo caso bisogna prestare molta attenzione sia al proprio abbigliamento e al makeup che al proprio atteggiamento perchè, purtroppo, lo scivolone dall'eleganza alla volgarità è sempre in agguato. Il rischio è che l'effetto ottenuto invece di essere questo
finisca con l'essere questo, non esattamente signorile:
Ecco cosa trovo, al riguardo, nel web:(http://www.vogue.it/news/encyclo/moda/a/animalier
Chic, glamour, bon ton, pop, soft, provocatorio, lussurioso; l’animalier affascina da sempre molti designers grazie alle sue molteplici identità. Considerato uno dei capisaldi del fashion system e oggi definito da molti “the new black”, per il suo utilizzo smodato, l’animalier è presente sulle passerelle dal 1947. Ripresentato in molte varianti, questo trend non conosce stagioni.
Si può affermare che non ci sia stilista che non abbia inserito l'animalier in almeno una delle sue collezioni.
Le pelli di animale erano usate dagli uomini primitivi per riscaldarsi e proteggersi ma, indossarle, aveva anche un significato spirituale. Questa tradizione si consolidò sempre di più nelle epoche successive. Gli Egizi, infatti, utilizzavano le pelli dei felini, attratti dall’aura di sacralità che circondava questi animali; gli aristocratici usavano tappeti di pelle di animale o animali imbalsamati come simbolo del loro status e della loro nobiltà.
Tutto l'animalier, nell'antica Grecia, era conosciuto come zoote. Oggi è leopardato, zebrato, tigrato, pitonato o sintetizzato dai termini “maculato” e “animalier”. La decorazione tessile che ricorda il manto delle fiere nell'epoca greco-romana si riconduceva al culto dionisiaco, associato all'ebrietà e alla lussuria, la cui figurazione biblica, la lonza dal “pel macolato”, impedisce a Dante Alighieri il cammino verso la salvezza.
Nell'iconografia quattrocentesca di Maria Maddalena è spesso presente la pelliccia maculata, riferimento ai trascorsi lascivi della santa, ma l'animalier è associato all'esoterico e al satanico, specie durante il Rinascimento, quando si iniziò a studiare il paganesimo antico e la civiltà egizia, nella quale il leopardo rappresentava un vincolo con l'adilà, o anche, come descritto nel volume Iconologia di Cesare Ripa del 1593, la figurazione della Libidine, con indosso una “pelle di pardo”.
Nel 700, iniziarono le prime stampe su stoffe e sete per ornare le corti europee, aggiungendo così un tocco esotico allo stile del Vecchio Mondo.
Negli anni 40 Betty Page, la prima pin up, vestita con succinti beach wear di animalier print, incarnava l’idea della donna predatrice sessuale.
L’immagine dello stile animalier adatto solo a icone “bombshell” fu sdoganata da Christian Dior. Infatti, il primo designer ad innamorarsi dell’animalier fu proprio lui, che, ispirato dalla sua musa Mitzah Bricard, nel 1947 realizzò abiti di chiffon leopardato.
Da quel momento fu subito apprezzato da molte stars e in seguito da altre maison di moda. Nel 53, Marilyn Monroe indossò un manicotto di pelliccia animalier con mantella dello stesso motivo in “Gli uomini preferiscono le bionde”
e nel 63, l’icona di stile ed eleganza per eccellenza, Audrey Hepburn, protagonista nel film “Sciarada”, indossò un cappello maculato realizzato da Givenchy.
Il vero exploit dell’animalier print avvenne fra gli anni 70 e 80, quando fu rivisitato in chiave glam rock.
Ma lo stile giungla è poi uscito dall'ambito moda-abbigliamento per entrare ovunque: dal salone di casa, a uffici, a strumenti di uso quotidiano, fino a cover per pc, iPhone e iPad. L’animal print ha conquistato anche il design e gli stilisti riportano le stampe tipiche delle loro collezioni anche negli oggetti di arredo.
Nessun commento:
Posta un commento