Ludovico Maria Sforza , detto il Moro, fu Duca di Milano dal 1494 al 1499 e la sua fu una delle corti più splendide del nord Italia.
Fu un mecenate potente e ambizioso, un politico astuto e cinico, oltre che colto umanista. Suo il merito di aver commissionato a Leonardo L'ultima Cena.
Ludovico sognava di fare della Basilica di Santa Maria delle Grazie un mausoleo del proprio casato e di trasformare la zona circostante in un quartiere residenziale per i suoi uomini più fedeli.
Quella che oggi chiamiamo la Casa degli Atellani, in Corso Magenta 65, fu acquistata da Ludovico il Moro nel 1490 dalla famiglia dei Landi, conti di Piacenza, e donata anni dopo a una nobile famiglia dei suoi cortigiani, gli Atellani appunto.
All'epoca la zona era interamente coperta di verde tanto che Ludovico la frequentava come Riserva di caccia.
Nel 1499, per remunerarlo del magnifico affresco realizzato nel refettorio delle Grazie, il Moro decise di donare a Leonardo una parte di quella campagna, in particolare una vigna, un possedimento rettangolare di sedici pertiche, lungo 160 metri e largo 52.
Leonardo ebbe molto caro questo dono e ne difese strenuamente la proprietà quando la fortuna voltò le spalle a Ludovico Sforza.
Alla sua morte la lasciò in eredità ad un servitore e a quello che pare fosse un suo allievo e amante, Giovambattista Villani e Gian Giacomo Caprotti , detto il Salai.
Con il passare dei secoli quel terrirorio cambiò completamente aspetto, tanto da cancellare le tracce di quella vigna e di quei campi, ma la casa degli Atellani superò le insidie del tempo e nel 1922, con l'intervento dell'architetto Piero Portaluppi, fu completamente restaurata e riacquistò il suo splendido stile quattrocentesco.
Più o meno in quel periodo l'architetto Luca Beltrami individuò la collocazione della vigna in fondo all'attuale giardino della Casa degli Atellani, detto anche Giardino delle Delizie, nell'area che apparteneva allora alla Vigna Grande di S.Vittore.
Il lieto fine di questa lunga storia è che grazie alla collaborazione di istituzioni come L'Università di Scienze Agrarie di Milano e Confagricoltura, la Fondazione Portaluppi e i proprietari della casa , in occasione di Expo 2015, hanno deciso di ripiantare la vigna di Leonardo, nel rispetto dei filari e del vitigno originali, e di aprire la casa e il giardino al pubblico.
Quella che oggi chiamiamo la Casa degli Atellani, in Corso Magenta 65, fu acquistata da Ludovico il Moro nel 1490 dalla famiglia dei Landi, conti di Piacenza, e donata anni dopo a una nobile famiglia dei suoi cortigiani, gli Atellani appunto.
All'epoca la zona era interamente coperta di verde tanto che Ludovico la frequentava come Riserva di caccia.
Nel 1499, per remunerarlo del magnifico affresco realizzato nel refettorio delle Grazie, il Moro decise di donare a Leonardo una parte di quella campagna, in particolare una vigna, un possedimento rettangolare di sedici pertiche, lungo 160 metri e largo 52.
Leonardo ebbe molto caro questo dono e ne difese strenuamente la proprietà quando la fortuna voltò le spalle a Ludovico Sforza.
Alla sua morte la lasciò in eredità ad un servitore e a quello che pare fosse un suo allievo e amante, Giovambattista Villani e Gian Giacomo Caprotti , detto il Salai.
Con il passare dei secoli quel terrirorio cambiò completamente aspetto, tanto da cancellare le tracce di quella vigna e di quei campi, ma la casa degli Atellani superò le insidie del tempo e nel 1922, con l'intervento dell'architetto Piero Portaluppi, fu completamente restaurata e riacquistò il suo splendido stile quattrocentesco.
Più o meno in quel periodo l'architetto Luca Beltrami individuò la collocazione della vigna in fondo all'attuale giardino della Casa degli Atellani, detto anche Giardino delle Delizie, nell'area che apparteneva allora alla Vigna Grande di S.Vittore.
Il lieto fine di questa lunga storia è che grazie alla collaborazione di istituzioni come L'Università di Scienze Agrarie di Milano e Confagricoltura, la Fondazione Portaluppi e i proprietari della casa , in occasione di Expo 2015, hanno deciso di ripiantare la vigna di Leonardo, nel rispetto dei filari e del vitigno originali, e di aprire la casa e il giardino al pubblico.
Che casa! Che giardino! In pieno centro di Milano...ci starei da dio. Soprattutto in quella biblioteca col camino...nella prossima vita, LA VOGLIO!
RispondiEliminaChe casa! Che giardino! In pieno centro di Milano...ci starei da dio. Soprattutto in quella biblioteca col camino...nella prossima vita, LA VOGLIO!
RispondiElimina