Dante è arrivato al girone dei lussuriosi e fra le anime che scontano la loro pena vagando trascinate dalla tempesta, come in vita si erano lasciate trascinare dalla lussuria, ne vede due che stanno insieme: sono Paolo e Francesca e il poeta chiede di parlare con loro per sapere come mai si trovino in quel girone.
"Quali colombe dal disìo chiamate" i due condannati si avvicinano al poeta e, mentre Paolo piange sconsolato, Francesca, sebbene "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; racconta la loro storia:
«Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense»....
...........................................................
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Dante, nel vedere il dolore di queste due anime, sviene e "cade come corpo morto cade".
Quale è la verità storica di questo racconto?
Non si sa esattamente perchè i riscontri sono pochissimi. Certo è che le due famiglie DaPolenta e Malatesta erano molto potenti ed in contrasto fra di loro, finchè decisero di allearsi tramite matrimoni.
Francesca da Polenta aveva sedici anni e, spiando gli ospiti del padre, fu indotta a credere che avrebbe sposato il bel Paolo Malatesta, che era stato mandato a contrarre il matrimonio per procura del fratello Gianni, più anziano, rozzo e zoppo ( da cui il nome Gianciotto). Ma Paolo era anche lui già sposato per alleare la famiglia a quella dei Ghiaggiolo, quindi la ragazza si trovò sposata ad un uomo che non aveva mai visto e che, per di più, mal si presentava. Se ne fece una ragione ed ebbe anche una figlia, Concordia.
Gianciotto stava spesso lontano dalla famiglia: era Podestà di Pesaro e non poteva per legge portare con sè la famiglia nel luogo di cui era governatore.
Paolo andava spesso a trovare la cognata e, in assenza del fratello, la passione divampò. Ci fu poi qualcuno, un servo o un fratello minore invidioso, che riferì il fatto al marito oltraggiato e questi fece in modo di trovare i due amanti sul fatto e di punirli in modo esemplare.
Come? ci sono due teorie: una, che li trafisse con la spada e un'altra, che li chiuse in un sacco e li buttò a mare.
Secondo Boccaccio, Francesca fu ingannata per farle sposare Gianciotto e questo allevierebbe la sua colpa, ma anche di questo non c'è nessuna certezza.
Nelle cronache non c'è menzione di una relazione adulterina fra i due cognati, nè di un uxoricidio e fratricidio: forse l'alleanza fra le due famiglie era tanto vantaggiosa che convenne ad entrambe mettere tutto a tacere.
La storia, però, non può essere stata tutta inventata di sana pianta e poichè gli amori infelici toccano il cuore di tutti, è stata tramandata oralmente fino a che Dante non l'ha consacrata nella sua Commedia.
Nel 1581 nella Chiesa di S. Agostino di Rimini, furono ritrovati, in un'arca di marmo, i corpi che si presume siano quelli di Paolo e Francesca.
Sepolti assieme, uniti dalla stessa ferita che li trafisse, i due sventurati amanti giacevano abbracciati in splendide vesti di seta, uniti nella morte come mai lo erano potuti essere in vita.
Sepolti assieme, uniti dalla stessa ferita che li trafisse, i due sventurati amanti giacevano abbracciati in splendide vesti di seta, uniti nella morte come mai lo erano potuti essere in vita.
Anche il luogo dove si sarebbero svolti i fatti è dubbio: si pensa al castello di Gradara, ma pare che all'epoca dei due amanti quello fosse solo un castra, per i soldati e non una dimora per la famiglia del podestà. Si pensa alla Rocca di Castelnuovo, presso Medola, ma anche questa è solo una congettura non corroborata da fatti certi.
Nessun commento:
Posta un commento