lunedì 15 dicembre 2014

Il giovane favoloso

      

IL GIOVANE FAVOLOSO






RECENSIONE

In ritardo rispetto all’uscita, ma non certo in ritardo per una lettura più riflessiva di questo singolare film ecco la mia recensione…e poi a questo punto anche molte scolaresche sono state portate a vederlo e probabilmente già le idee si sono chiarite.






Allora “Il giovane favoloso”, il divino poeta Giacomo Leopardi, in questo film è interpretato con straordinaria bravura da Elio Gennaro, che soprattutto nella prima parte, lunghissima quasi 60 minuti, quasi un film nel film,tratteggia una immagine di Giacomo e la sua nobile famiglia, del tutto inaspettata.
Presenta un ragazzo che vuole correre, che ama lo studio a cui tutti i giorni si dedica, ma al tempo stesso desidera vivere avventure spirituali, culturali o sentimentali … con tutte le sue forze. 



Un ragazzo molto amato dal padre Monaldo ( Massimo Popolizio), che passando accanto al tavolino del figlio gli accarezza la testa, legato ai fratelli, particolarmente a Paolina (Isabella Aragonese), che corrisponde con intellettuali dell’epoca, mentre occhieggia (questo lo sappiamo bene) la bruna Silvia (Gloria Ghergo) e sogna la rivoluzione e il cambiamento.



Il tutto inserito nell’ambiente solare e limpido di Recanati con la famosissima biblioteca del conte Leopardi nella quale il ragazzo si muove da padrone…e il Colle dell’Infinito dove nasce la piccola lirica perfetta come una gemma preziosa…

L’ambientazione è interessante, da ricordare la sala dove avviene, come chiamarlo??,il rimprovero a Giacomo che ha tentato di fuggire da casa. Che è la Sala dell’Eneide di palazzo Bonaccorsi di Macerata, di recente riaperta al pubblico.




Già abbiamo evidenziato le due cose migliori di questo film: la prima Elio Germano, e la sua incredibile capacità anche fisica di ripiegarsi su se stesso, quasi chiudendosi come un accento circonflesso, che si accartoccia davanti alle incomprensioni e i desideri repressi.





La seconda è la fotografia, di Renato Berta, che a volte riesce ad essere essa stessa poesia.


E poi ..che dire??? Il regista, Mario Martone, ha voluto comporre un’opera in cui Leopardi fosse visto più come uomo che come poeta e dunque appaiono molto bene la sua ironia, la sua fatica di vivere con un fisico che non risponde alla volontà della persona, il suo desiderio anche carnale di amore.




Un Leopardi inaspettato per chi avrebbe pensato ad un film didascalico ed educativo, come una lezione di Letteratura italiana…ma purtroppo la esagerata lunghezza,137 minuti, ha nuociuto sia al ritmo che alla concentrazione degli spettatori.

Oltre alla scenografia ( elegante e a volte raffinata ) dello stesso Martone non deve essere dimenticato il cantrappunto musicale molto interessante con inserimenti di brani di Rossini, del tedesco Sasha Ring e Outher di Doug van Nort che hanno perfettamente sottolineato ogni emozione.

Il passaggio da Recanati a Firenze è brusco e per qualcuno incomprensibile, come alcune scene a Napoli, per esempio la visita al bordello di transessuali che pare del tutto distante dalla sensibilità di Leopardi.

Ma è bellissima la scena in cui la disperazione del poeta raggiunge il culmine contemporaneamente all’eruzione del Vesuvio e alla composizione de La Ginestra.

Splendida.






Insomma note positive e negative però…l’interpretazione di Elio Germano vale da sola tutto il prezzo del biglietto.



paola

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