Il racconto è narrato da Yeshe Tsultim e illustrato da Kusho Ralla.
Ho cercato in lungo e in largo di reperire qualche informazione su questi artisti, purtroppo senza successo. Evidentemente la cultura tibetana resta ancora imprigionata nelle altissime e impenetrabili montagne di quel paese.
Giusto per par conditio nei confronti degli altri libri della collana,e non potendo aggiungere nulla al nome degli autori, riporterò di seguito alcune annotazioni, riferite alle immagini e pubblicate nell'ultima pagina del libro, che mi sembrano interessanti.
Nella prima pagina del racconto, sul tetto del palazzo reale è collocata la ruota della vita, affiancata da gazzelle, così come la si vede nel Parco dei cervi di Budda nella città indiana di Benares.
Lo stendardo alto e sottile davanti al palazzo è uno stendardo sacro, stampato con legni intagliati. Ogni volta che il vento lo muoveva, si diceva che tutte le preghiere erano state "dette".
Invece le strutture piramidali con in cima delle sculture a forma di tridente , dette jetsing, fungevano da parafulmini, ma non attiravano solo quelli, infatti catturavano anche la luce spirituale che scendeva dal cielo.
Gli animali che pascolano nel prato antistante il palazzo sono yak, bovini dal pelo lungo, che forniscono ai tibetani molti prodotti fondamentali, dal latte alla lana per i vestiti.
Re topo indossa gli abiti di un capo nomade e cammina protetto da un ombrello, diritto riservato ai re e ai capi.
La sciarpa bianca che porge al re era un dono tradizionale. A ranghi diversi corrispondevano sciarpe di lunghezze diverse: per esempio, una sciarpa lunga cinque metri la poteva donare solo un re.
Nell'immagine n.8 si nota sullo sfondo un chorten bianco. I chorten erano tempietti costruiti ai margini delle strade, analoghi alle pagode cinesi e giapponesi.
Nell'immagine n. 12, i topi si radunano al suono di un tamburo di guerra percosso con corna di yak e di trombe a forma di conchiglie.
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