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sabato 25 ottobre 2014
L'estate di Ulisse Mele
Ho fatto una pausa nella lettura della Mary Higgins Clark, perchè mia sorella mi ha prestato questo libro e non ho saputo resistere e aspettare: è il mio genere preferito! Così sono passata da Manhattan e Connecticut alla nostra Sardegna che, mi vergogno a dirlo, non ho mai visto.
Questo il risvolto di copertina:
Una casa in cima a una collina di terra e sassi, nel cuore della Sardegna rurale. È qui che Ulisse vive insieme alla sua famiglia. Ha quasi nove anni e non sopporta la parola che la gente usa per spiegare il suo problema: sordomuto. Lo fa sembrare handicappato, invece lui è solo sordo, capisce tutto benissimo e a scuola è il più bravo. Un genio. E infatti suo papà non lo prende mai a cinghiate come invece fa con Betta e Dede, che saranno anche più grandi, ma si comportano sempre da perfetti sprovveduti. Neppure lui però immagina che andare al mare di nascosto in una torrida mattina di luglio possa essere la cosa più stupida che quei due abbiano mai fatto. Fino a quando il fratello Dede torna a casa da solo, e della sorella non c’è più traccia.
Da quel momento la vita della sua famiglia è sconvolta. E mentre gli adulti cercano risposte, Ulisse ha occhi ben aperti su quel che gli accade intorno. Per lui, la scoperta della verità sarà un ingresso forzato nel mondo dei grandi.
In copertina c'è la scritta: "un noir visto dagli occhi di un bambino" ma se devo essere sincera a me non è sembrato tanto nero! Certo l'argomento della sparizione e dell'omicidio della sorella, non è tutto rosa, è un fatto terribile, ma la delicatezza del punto di vista assunto dall'autore, non fa pesare la drammaticità del racconto. La storia non finisce bene, la realtà è quella che è e Roberto Alba voleva raccontare una vicenda che fosse verosimile, non fantastica. Il libro, comunque, non è crudo, non è carico di violenza, anche se alcuni personaggi sono effettivamente violenti. Ma chi racconta è un bambino di nove anni: innocente. Ulisse è simpaticissimo, molto "reale": i suoi ragionamenti di persona intelligente, seppure ingenua, non fanno una piega e il suo modo di essere ti cattura e ti fa seguire la vicenda quasi a voler preservare il bambino dalle brutte scoperte che è costretto a fare. Ulisse non avrebbe tanta voglia di diventare grande, ma gli avvenimenti lo costringono a diventarlo. In questo percorso, fondamentale è l'amore della madre. La certezza di questo amore è la molla che aiuta Ulisse ad accettare la triste verità e la delusione di scoprire che non tutto ciò che pare bello e importante lo è davvero.
Sarà che amo molto i libri in cui il personaggio narrante è un bambino, ma posso dire che questo è uno di quelli che ho apprezzato maggiormente. Lo stile diretto, semplice e lineare è quello che prediligo e l'ambientazione mi pare perfetta: sembra di vedere la campagna assolata e di sentire il caldo umido sulla pelle.
Un libro che io consiglio assolutamente.
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