In questi giorni si sente spesso parlare dei festeggiamenti per la ricorrenza del secondo centenario dell'Arma dei Carabinieri.
Fu Vittorio Emanuele I di Savoia che, dopo la caduta dell'Impero di Napoleone Bonaparte nel 1814, volle fondare l'Arma dei Carabinieri - il nome deriva da "carabina"- ispirandosi alla Gendarmeria francese.
Come quella indossavano un abito turchino in panno di lana chiuso da una lunga fila di bottoni bianchi, stivali neri e cappello alto a due punte, popolarmente detto lucerna, ornato però con la coccarda azzurra dei Savoia.
All'epoca c'erano problemi di ordine pubblico per la presenza di varie correnti politiche di ispirazione rivoluzionaria e cosi' la Segreteria di Guerra redasse i progetti ed i regolamenti del corpo della Benemerita. La data ufficiale della nascita del Corpo dei Carabinieri Reali ,13 luglio 1814, coincide con la pubblicazione delle Regie Patenti, con cui venivano puntualmente descritte le regole e le competenze della nuova Arma.
Coloro che intendevano arruolarsi nell'Arma dovevano essere persone oneste, leali, di ottima condotta e saggezza.
Protagonisti nelle guerre risorgimentali, l'8 maggio 1861 divennero un'arma dell'esercito, unendosi a fanteria, artiglieria e cavalleria.
Fino alla prima guerra mondiale il motto dell'Arma era "Usi ubbedir tacendo e tacendo morir" tratto da un poema di Costantino Nigra, sostituito nel 1914 , in occasione del primo centenario del corpo, da "Nei secoli fedele"creato dal capitano Cenisio Fusi.
Il 5 giugno 1920 la bandiera dei Carabinieri fu insignita della prima Medaglia d'oro al Valor Militare, per il contributo offerto nel corso della prima guerra mondiale e da allora ogni anno il 5 giugno si celebra la Festa dell'Arma.
Una delle peculiarità dell'Arma, al di là dell'adempimento del servizio quotidiano, dei numerosi episodi di eroismo e dell'affettuoso dileggio con cui i carabinieri vengono raccontati nelle barzellette, è il mitico Almanacco Storico pubblicato annualmente dal 1928.
Ecco come viene descritto in un articolo pubblicato a firma Maria Mataluno sul sito istituzionale dell'Arma :
Il primo almanacco rossoblu datato 1928 era composto da 385 foglietti in bianco e nero, concepito come un datario: ogni giorno si doveva strappare il foglio relativo al giorno precedente, in un progressivo assottigliarsi che era la rappresentazione concreta del passare del tempo, oltre che un monito a non accartocciare un giorno senza aver messo a frutto le opportunità che generosamente ogni alba offre a chi le sappia cogliere. Va da sè che pochissimi sono gli esemplari del Calendario del 1928 rimasti intatti fino ad oggi. Pezzi pressochè unici come quello riprodotto nelle prime pagine del volume Il Calendario storico dei Carabinieri. 80 anni di storia vissuti sfogliando il calendario.
Pubblicato nel 2009 dall'Ente Editoriale per l'Arma dei Carabinieri, il libro è firmato dall'appuntato scelto Dino Predan.
Nelle sue 333 pagine, descrive l'evoluzione del Calendario lungo i suoi otto decenni di storia, da quell'esordio del 1928, nel quale il Generale Dino Poggesi dei Nobili di Pisa ebbe l'idea di offrirlo come gadget ai lettori del mensile La Fiamma fedele, ai giorni nostri, che lo vedono trasformato in un oggetto di culto per collezionisti appassionati, quando non in un vero e proprio status symbol da esporre nell'ufficio di un dirigente, sul muro di un ristorante, nella reception di un albergo o in qualsiasi altro luogo in cui si voglia esibire la propria vicinanza, materiale o morale,ai valori che l'Arma incarna.Valori che sono stati evocati anche dalle copertine dei calendari succedutesi negli anni, a interpretare uno dei tanti volti del carabiniere di oggi e di ieri.
Si va dai primi, rigorosi frontespizi ornati solo da stemmi araldici e colonne classicheggianti, alle più recenti copertine artistiche firmate da valenti pittori e illustratori.E qui il pensiero corre a La sentinella di E. Di Manlio, che sulla copertina del 1959 ritrae un carabiniere di guardia nella quiete notturna alla porta di una caserma, alla Carica di Grenoble, interpretata dal pennello di Alberto Spagnoli per inaugurare l'anno 1973, alle tavole di Ferenc Pintèr, il compianto pittore savonese che ha illustrato l'originale edizione del 2001.
Si va dai primi, rigorosi frontespizi ornati solo da stemmi araldici e colonne classicheggianti, alle più recenti copertine artistiche firmate da valenti pittori e illustratori.E qui il pensiero corre a La sentinella di E. Di Manlio, che sulla copertina del 1959 ritrae un carabiniere di guardia nella quiete notturna alla porta di una caserma, alla Carica di Grenoble, interpretata dal pennello di Alberto Spagnoli per inaugurare l'anno 1973, alle tavole di Ferenc Pintèr, il compianto pittore savonese che ha illustrato l'originale edizione del 2001.
Cambia ogni anno il tema dominante - che sia la vita della Stazione o i successi mietuti dai Carabinieri nelle competizioni sportive, la fortuna cinematografica della Benemerita o il valore di istituti come il Giuramento, che vincola il carabiniere alla sua missione-;
cambiano magari anche lo spessore della carta, il numero dei fogli, il colore dell'immancabile cordoncino con il quale viene appeso al muro e che del Calendario è un po' la cifra stilistica, ma rimangono sempre uguali gli elementi che lo hanno reso celebre: l'eleganza e la sobrietà, la qualità dell'estetica e la coerenza dei contenuti.E soprattutto quel senso di familiarità, di rassicurazione che proviamo ogni volta che, entrando in una caserma, in un ufficio pubblico,in uno studio professionale, o semplicemente nell'abitazione di un conoscente, ci fa sentire in qualche modo di essere a casa.
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