martedì 20 maggio 2014

Letteratura al femminile:Gabriela Mistral


Gabriela Mistral è una poetessa cilena, primo autore ispano-americano ad ottenere il premio Nobel e unica donna sudamericana a vincerlo per la Letteratura.





Gabriela Mistral , pseudonimo di Lucila Godoy Y Alcayaga, era nata a Vicuna , in Cile nel 1889 e a 15 anni incominciò a lavorare come maestra rurale in un paesino sperduto. Si trasferì poi in cittadine sempre più grandi, fino a raggiungere Santiago, la capitale.

La sua vita e le sue poesie sono segnate da un avvenimento drammatico, il suicidio del suo primo e forse unico grande amore. A lui dedicherà  i Sonetos de la muerte.

La scelta dello pseudonimo deriva dalla sua grande ammirazione per due poeti, Gabriele D'Annunzio e il poeta provenzale Federico Mistral che aveva vinto il Nobel nel 1904.
A 33 anni nel 1922 pubblicò a New York la sua prima raccolta di versi Desolacion che la fece conoscere al pubblico americano e un paio d'anni dopo la raccolta Ternura. Nel 1938 pubblicò Tala, la raccolta della maturità espressiva.
Nelle sue poesie, la Mistral ha sempre affiancato alle tematiche dell'amore e dell'infanzia, un sentimento panamericano che la portò a cantare non solo i grandi spazi cileni, ma tutta l'America Latina.
Nel 1946 Gabriela vinse il Premio Nobel ed ebbe la carica di console del Cile, carica che esercitò in alcuni paesi d'America e d'Europa, tra cui l'Italia. 

Molto apprezzata nel nostro paese negli anni '50, oggi è conosciuta quasi solamente dagli amanti della poesia e da coloro che studiano la letteratura ispanoamericana. 
Gabriela Mistral insegnò letteratura spagnola negli Stati Uniti alla Columbia University, all'Università di Middlebury , e all'Università di Puerto Rico.
Nel 1957 si spense a New York a seguito di una malattia incurabile. Fu sepolta per sua volontà nel suo paesino natale.

Ecco alcune delle sue poesie. Purtroppo nella traduzione si perdono un poco i suoni e i ritmi che contraddistinguono la lingua spagnola; questo succede ogni volta che si traduce un idioma, l'importante comunque è non perdere l'anima del poeta.

La neve

E' scesa la neve, divina creatura,
a visitare la valle.
E' scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere.

Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi,
che temono di far male,
così scende la luna,così scendono i sogni...
guardiamola scendere.

Pura!Guarda la valle tua,come sta ricamandola
di gelsomino soffice.
ha così dolci dita, così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare.

Bella! non ti sembra che sia il dono mirabile
d'un alto donatore?
Chissà se agli uomini non rechi un messaggio
da parte del Signore.








Ninna nanna

Il mare le sue mille onde
culla divino;
odo i mari innamorati
mentre cullo il mio piccino. 

L'errabondo vento, a notte,
culla le spighe;
odo i venti innamorati
mentre cullo il mio piccino. 

Iddio Padre i mille mondi
culla senza alcun brusio.
Sento il gesto suo nell'ombra
mentre cullo il bimbo mio. 









Dammi la mano

Dammi la mano e balleremo;
dammi la mano e mi amerai.
Come un sol fiore saremo
come un sol fiore, e niente più.

La stessa canzone canteremo,
allo stesso ballo ballerai.
Come una spiga ondeggeremo,
come una spiga e niente più.

Ti chiami Rosa e io Speranza;
ma il tuo nome dimenticherai,
perchè saremo una danza 
sulla collina, e niente più.

















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