Da http://babilamilano.it/le-perle e da
http://www.placidasignora.com/2007/12/04/le-perle/
Le perle naturali
Le perle naturali sono gemme prodotte da molluschi senza alcun intervento da parte dell’uomo ed aventi composizione uguale a quella della loro conchiglia (madreperla). Una perla naturale si forma per un processo naturale, in risposta ad una irritazione causata da un elemento disturbatore (ad esempio un granello di sabbia) che penetra all’interno del corpo del mollusco. Come reazione di difesa, l’animale ricopre “l’intruso” di sottilissimi strati di perlagione. La perla prende forma e volume con il trascorrere degli anni e raggiunge il massimo della dimensione dopo una lunga permanenza all’interno del mollusco. Con questa premessa è facile comprendere il motivo per cui le perle naturali siano sempre state estremamente costose e rare, in un numero così esiguo da non essere più considerate oggi perle commerciabili
Le perle di coltura
Le perle di coltura, del tutto simili alle perle naturali, sono ottenute da molluschi di acqua salata o dolce, in seguito all’intervento dell’uomo. Conosciuto il processo naturale di formazione della perla, l’uomo ha cercato di provocarlo artificialmente, imitando la natura. Dopo anni di tentativi e di esperienza, solo nei primi anni del 1900 si ottengono splendidi esemplari sferici di perle coltivate, grazie agli studi, alla ricerca e alla costanza di alcuni ricercatori giapponesi, primo tra tutti Mikimoto. Le perle di coltura si sviluppano in modo quasi identico alle perle naturali, l’unica differenza è che il corpo estraneo viene inserito intenzionalmente dall’uomo nel mollusco.
Il più antico ornamento di perle giunto sino a noi, è un girocollo a tre fili di 216 perle, che risale al V- VI sec a.C., scoperto all’interno di un sarcofago bronzeo nel 1901 a Susa, sede del Palazzo d’inverno dei re persiani e ad oggi conservato presso la Galleria di arte persiana al Museo del Louvre di Parigi.
Le perle di coltura, del tutto simili alle perle naturali, sono ottenute da molluschi di acqua salata o dolce, in seguito all’intervento dell’uomo. Conosciuto il processo naturale di formazione della perla, l’uomo ha cercato di provocarlo artificialmente, imitando la natura. Dopo anni di tentativi e di esperienza, solo nei primi anni del 1900 si ottengono splendidi esemplari sferici di perle coltivate, grazie agli studi, alla ricerca e alla costanza di alcuni ricercatori giapponesi, primo tra tutti Mikimoto. Le perle di coltura si sviluppano in modo quasi identico alle perle naturali, l’unica differenza è che il corpo estraneo viene inserito intenzionalmente dall’uomo nel mollusco.
Il più antico ornamento di perle giunto sino a noi, è un girocollo a tre fili di 216 perle, che risale al V- VI sec a.C., scoperto all’interno di un sarcofago bronzeo nel 1901 a Susa, sede del Palazzo d’inverno dei re persiani e ad oggi conservato presso la Galleria di arte persiana al Museo del Louvre di Parigi.
Prezioso dono del mare agli umani, fu la perla ornamento preferito da Polinnia, la Musa addetta agli inni, ai canti e all’eloquenza.
Pare che anche Venere non ne potesse fare a meno, e che anzi fosse nata dalla spuma del mare completamente nuda, ma con perle attorno al collo.
Leggenda
Secondo una leggenda araba le perle sono gocce di rugiada cadute in mare durante una notte di luna piena e “bevute” dalle ostriche. Lo stesso Plinio dichiarò che le ostriche nel tempo degli amori “si aprono quasi sbadigliassero, si riempiono di rugiada che le feconda e partoriscono poi perle”.
Le perle nell’antichità furono indossate come ornamento sia dalle donne che dagli uomini, fino a diventare strumento di ostentazione del lusso come avvenne per gli imperatori romani Caligola e Nerone, che solevano sciogliere bellissime e preziosissime perle nell’aceto per poterle bere; è noto il leggendario episodio di Cleopatra che, al celebre banchetto offerto per sedurre Antonio, apparve ornata di due perle periformi di immensa grandezza e di grande valore. Disciolta una di esse in una coppa contenente aceto, la bevve in onore dell’ospite. La seconda di tali perle giunta a Roma unitamente al tesoro della regina, venne dedicata alla Venere del Pantheon.
Credenze a parte, l’unica cosa certa è che da sempre furono considerate preziosissime.
L’imperatore Caligola (21-41 dC) donò al suo cavallo (quello che aveva già nominato senatore) una collana di perle; ma affinché la moglie non fosse gelosa, ne regalò una anche a lei spendendo qualcosina tipo quaranta milioni di sesterzi (un miliardo di lire, circa; il conto in euro fatevelo un po’ voi).
E lo storico Svetonio (70-140 dC) ci racconta che il generale romano Aulio Vitellio (15-60 dC) riuscì a finanziare un’intera campagna militare vendendo un solo orecchino di perle della madre.
Gli antichi inoltre attribuivano loro moltissime virtù: calmavano l’ira, lenivano i dolori di stomaco, rinsaldavano le amicizie, accendevano la passione perché afrodisiache, rinforzavano le ossa e sbiancavano la pelle; per questo Cleopatra era solita berne un po’ sciolte nell’aceto di vino, costosa usanza seguita da molte nobili dame sino al Settecento.
In generale erano considerate una panacea contro ogni malattia; quando Lorenzo il Magnifico fu in punto di morte, gli diedero da bere una pozione di vino con dentro cinque etti di perle tritate.
Ovviamente non servì a nulla, se non a sprecare un patrimonio e a dargli probabilmente il colpo di grazia.
Nel Medioevo qualcuno iniziò a sparger la voce che “portavan lacrime”, seguendo la leggenda che fossero nate dalle lacrime degli angeli ribelli.
La perla, sin dai primordi simbolo di purezza attribuito dai pagani alla Dea dell’Amore, lo divenne poi, dai cristiani, della Vergine Maria. Difatti nell’iconografia sacra sono parecchi i quadri che raffigurano la Madonna adornata di perle e nei testi religiosi più volte lei stessa è definita Perla, nel senso di “pura“.
E nei quadri è adorna di perle anche la Sibilla quella profetessa pagana che per prima, come dicono i Padri della Chiesa, annunciò l’avvento di Cristo.
Un’altra leggenda narra che, nell’antico Giappone, una perla simbolo d’amore fu smarrita in mare nel regno del drago; smarrito il pegno d’amore, il giovane si rifugiò in un paese lontano, dove una giovane pescatrice, per dimostragli il suo amore, recuperò la perla a costo della vita.
L’imperatore Caligola (21-41 dC) donò al suo cavallo (quello che aveva già nominato senatore) una collana di perle; ma affinché la moglie non fosse gelosa, ne regalò una anche a lei spendendo qualcosina tipo quaranta milioni di sesterzi (un miliardo di lire, circa; il conto in euro fatevelo un po’ voi).
E lo storico Svetonio (70-140 dC) ci racconta che il generale romano Aulio Vitellio (15-60 dC) riuscì a finanziare un’intera campagna militare vendendo un solo orecchino di perle della madre.
Gli antichi inoltre attribuivano loro moltissime virtù: calmavano l’ira, lenivano i dolori di stomaco, rinsaldavano le amicizie, accendevano la passione perché afrodisiache, rinforzavano le ossa e sbiancavano la pelle; per questo Cleopatra era solita berne un po’ sciolte nell’aceto di vino, costosa usanza seguita da molte nobili dame sino al Settecento.
In generale erano considerate una panacea contro ogni malattia; quando Lorenzo il Magnifico fu in punto di morte, gli diedero da bere una pozione di vino con dentro cinque etti di perle tritate.
Ovviamente non servì a nulla, se non a sprecare un patrimonio e a dargli probabilmente il colpo di grazia.
Nel Medioevo qualcuno iniziò a sparger la voce che “portavan lacrime”, seguendo la leggenda che fossero nate dalle lacrime degli angeli ribelli.
La perla, sin dai primordi simbolo di purezza attribuito dai pagani alla Dea dell’Amore, lo divenne poi, dai cristiani, della Vergine Maria. Difatti nell’iconografia sacra sono parecchi i quadri che raffigurano la Madonna adornata di perle e nei testi religiosi più volte lei stessa è definita Perla, nel senso di “pura“.
E nei quadri è adorna di perle anche la Sibilla quella profetessa pagana che per prima, come dicono i Padri della Chiesa, annunciò l’avvento di Cristo.
Un’altra leggenda narra che, nell’antico Giappone, una perla simbolo d’amore fu smarrita in mare nel regno del drago; smarrito il pegno d’amore, il giovane si rifugiò in un paese lontano, dove una giovane pescatrice, per dimostragli il suo amore, recuperò la perla a costo della vita.
Dicono che le perle, se rubate, si vendichino su chi le ruba.
La leggenda secondo cui le perle “portino lacrime” risale al Medioevo tanto che ancora oggi si usa “pagare” con una moneta simbolica chi ci dona le perle (che in questo modo diventano acquistate), spezzando così il maleficio. In alcuni luoghi si dice anche che le perle portino zizzania. In realtà la tradizione e i miti collegati alle perle non sono così funesti e tragici; la leggenda le vuole nate dai raggi della Dea che rappresenta la luna, ossia Artemide o Lucina, la quale protegge le nozze, favorisce la fertilità e assiste durante il parto. Proprio perché le perle sono figlie della luna, è usanza che vengano regalate dalla madre alla sposa per il giorno del matrimonio, come segno beneaugurale.
In Liguria e in Inghilterra, un filo di perle stretto girocollo è il classico dono che i genitori fanno alla figlia quando diventa maggiorenne.
Un altro filo un po’ più lungo quando si sposa.
E un altro ancora ogni volta che diventa mamma.
E’ una tradizione antica, che spiega l’origine delle collane multifilo; allora era un piccolo patrimonio che la donna poteva gestire da sola nei momenti di crisi, e che non entrava nella dote gestita totalmente dal marito.
Le perle sono gli unici gioielli che si possono indossare ad un’udienza papale.
Un filo di perle intorno al collo o degli orecchini di perle danno lucentezza all'incarnato e aiutano a mascherare un po' l'età. Tutte le donne lo sanno, prime fra le altre le più famose:
Sino a pochi anni fa erano gli unici gioielli concessi dal galateo a una “giovine sposa”, mentre una collana di perle (o un anello, un bracciale) erano il classico dono che nell’Ottocento il marito faceva alla moglie quando nasceva un figlio.
In Liguria e in Inghilterra, un filo di perle stretto girocollo è il classico dono che i genitori fanno alla figlia quando diventa maggiorenne.
Un altro filo un po’ più lungo quando si sposa.
E un altro ancora ogni volta che diventa mamma.
E’ una tradizione antica, che spiega l’origine delle collane multifilo; allora era un piccolo patrimonio che la donna poteva gestire da sola nei momenti di crisi, e che non entrava nella dote gestita totalmente dal marito.
Le perle sono gli unici gioielli che si possono indossare ad un’udienza papale.
Un filo di perle intorno al collo o degli orecchini di perle danno lucentezza all'incarnato e aiutano a mascherare un po' l'età. Tutte le donne lo sanno, prime fra le altre le più famose:
foto rubate alla pagina facebook Lo charme è un nodo da stringere con stile di Roberta Fellin
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