dalla nostra cinefila Paola:
Per filo e per segno
recensione
IL
GRANDE GATSBY
Siamo tornate al cinema dopo la doccia fredda,
interrotta dalla fuga, de “Il Cecchino” e ci siamo rifatte gli occhi con “Il grande
Gatsby”.
Che non sarà il capolavoro dei capolavori, però
ha dalla sua alcune positività interessanti.
Si deve accennare alla trama? la conosciamo un
po’ tutti, anche perché nel 1974 Robert Redford interpretò abbastanza bene il
ruolo Jay Gatsby( forse troppo
…svenevole??) nella versione di Coppola, e quindi, anche se ci è sfuggito il
bel libro di Francis Scott Fitzgerald (da leggere, da leggere), qualche
immagine deve essere rimasta nella nostra mente.
Però un breve ripasso si può fare: ci troviamo nei magici, sontuosi, nevrotici anni ‘20 del secolo scorso, a New York. In piena età del jazz, eccessiva e oscura.
Però un breve ripasso si può fare: ci troviamo nei magici, sontuosi, nevrotici anni ‘20 del secolo scorso, a New York. In piena età del jazz, eccessiva e oscura.
Jay Gatsby, ricchissimo e misterioso, ha
acquistato una villa spettacolare a Long Island dove dà feste strepitose e
scenografiche a cui appare e da cui scompare senza far rumore..
Ma da questa casa si può vedere sull’altra costa
quella dove abita Daisy Buchanan di cui Jay è pazzamente innamorato.
Storia d’amore, la loro, quasi banale, iniziata
anni prima, quando giovanissimi si sono incontrati e innamorati, poi la guerra, la separazione
durante la quale lei si è sposata con Tom Buchanan giocatore di polo, donnaiolo
e geloso.
Ma Gatsby, segnato da una adolescenza difficile
da cui è uscito grazie all’incontro con Dan Cody che gli ha insegnato tutta l’arte
del bel vivere, è ossessionato da questo amore incompiuto.
E questa ossessione lo porterà verso la sua
fine.
E da qui lasciamo andare la narrazione :
vogliamo solo dire che il fim, accolto
gelidamente a Cannes, nessun applauso, nessuna menzione, è uno dei
campioni d’incasso…perché come spesso accade il tam-tam tra il pubblico riesce
ad ignorare i dettati della critica.
A suo ulteriore e principale merito citiamo un Leonardo di Caprio che sta crescendo in maniera esponenziale…lo
ricordiamo, soltanto, nella Maschera di ferro nel doppio ruolo di Luigi XIV,
ambiguo e dissoluto, e del fratello imprigionato, dolente e generoso, e poi in
Hoover trasformato in una maschera di crudeltà e perversione.
Ebbene nei panni di Jay Gatsby c’è ancora un altro di Caprio...dolcissimo, con
lo sguardo perso nella sua ossessione amorosa, elegante nei vestiti chiari e
rosa pastello, gilet e cardigan perfetti di Brooks Brothers, o con gli occhi di
ghiaccio del gangster o della spia: non si sa.
Accanto a lui ben figurano Carey Mulligan
deliziosa ed eterea Daisy Buchanan, Tobey Maguire (Nick Carraway) il narratore
, l’alter ego fedele di Jay, amico, complice,
confidente, e infine Joel Edgerton un sanguigno e ottuso Tom Buchanan.
E poi a seguire le brave Isla Fisher (Myrtle
Wilson) l’amante volgare e appassionata ed Elisabeth
Debicki ( Jordan Barker) la giovane ricca, liberata da convenzioni e
pregiudizi. Tutti guidati e diretti con abilità da Buz Luhrmann.
Ma dove si manifestano in pieno la bravura e
l’esperienza del regista ( del resto già vista in Moulin rouge e Romeo+Giulietta)
è nelle scene di festa….hollywoodiane all’eccesso, con scintillio di lustrini,
lampadari enormi, fontane luminose e grandissima eleganza, grazie agli stupendi
costumi firmati Prada e ai gioielli di Tiffany....
Eleganza che si adatta ed è sostenuta con
estrema grazia da Carey Mulligan, a
cominciare dai cappellini che accentuano gli occhi bistrati a finire con un
abito a volants, chiarissimo e leggero che si increspa come una piccola onda
sulla riva.
Ma una citazione merita la fotografia di Simon Duggan (New York frenetica di giorno e di notte) con i suoi
contrasti.... la zona operaia, con le autopompe e i cartelloni e le ville traboccanti di fiori, scalinate candide e saloni.
E poi la coinvolgente colonna sonora: quando risuona
per due volte la meravigliosa e inattesa Rapsodia in blu di Gershwin, simbolo di quegli
anni, un brivido corre nel sangue.
Inserto, questo, che poi, stranamente,
armonizza con i moderni Young and
Beautiful di Lana del Rey e Back to
Balck di Beyoncè e con i pezzi post moderni di musica hip-hop e
dance.
Che dire??? non è un capolavoro, ma sicuramente
il miglior “Il grande Gatsby” portato
sullo schermo.
paola
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