martedì 16 aprile 2013

Semplicità volontaria

Il nostro blog è dichiaratamente all'insegna della leggerezza: non parliamo mai di argomenti profondi, anche se ci interessano molto. Il nostro spazio vuole esere un'oasi di "distacco", di relax e di divertimento con cose semplici e non impegnative.
Oggi però, voglio fare un'eccezione e proporvi parte di un articolo  scritto da Serge Mongeau, trovato qui:
 http://semplicitavolontaria.wordpress.com/tag/serge-mongeau/
perchè mi pare che pur trattando un argomento veramente importante, può essere un aiuto al raggiungimento di quello stato d'animo che noi cerchiamo di raggiungere.






L’espressione “semplicità volontaria” è stata resa popolare negli Stati Uniti da Duane Elgin nel suo libro Voluntary Simplicity, pubblicato nel 1981.
Elgin attribuisce la paternità del concetto a Richard Gregg, un allievo di Gandhi che scrisse nel 1936 un articolo che portava lo stesso titolo. Da parte mia, scrissi una prima versione de La semplicità volontaria nel 1985, nel quadro di una raccolta sulle questioni sanitarie, ma la mia riflessione sulle questioni sanitarie mi ha portato a concludere che, nei nostri paesi industrializzati, la maggior parte dei problemi di salute sono causati da un eccesso nei consumi.
La nostra ricerca della salute dovrebbe condurci a uno stile di vita più sobrio, nettamente contro corrente: «Semplicità non significa povertà; è un privarsi di qualche cosa per lasciare maggiore spazio allo spirito e alla coscienza; è uno stato dello spirito che invita ad apprezzare, assaporare e ricercare la qualità; è una rinuncia agli oggetti che appesantiscono, infastidiscono e impediscono di andare a fondo alle proprie possibilità».
Il consumo eccessivo ha inoltre degli effetti sociali ed ecologici e per questo motivo «la strada della semplicità volontaria non costituisce solamente una via migliore per la salute di coloro che la intraprendono ma [anche] senza dubbio, l’unica speranza per l’avvenire dell’umanità».
La strada della semplicità volontaria comincia con un cammino personale di introspezione: si tratta per ognuno di trovare la propria identità e i mezzi per rispondere ai propri bisogni reali, fisici, sociali, affettivi o spirituali. Nel nostro mondo dell’abbondanza, questo significa che non bisogna più compiere le proprie scelte sotto l’influenza della moda, della pubblicità o del giudizio degli altri.
Quando si comincia a scegliere con la propria testa, si consuma di meno e si ha meno bisogno di denaro.
Si può dunque lavorare di meno e utilizzare il tempo recuperato per fare ciò che è essenziale alla nostra piena espressione: riflettere, parlare con il prossimo, manifestare la nostra compassione, amare, giocare… in modo da soddisfare da noi stessi quei bisogni che sempre più spesso colmiamo con l’acquisto di oggetti che ci rendono sempre più dipendenti.
Il tempo ritrovato costituisce la dimensione essenziale della semplicità volontaria.
Esso permette la presa di coscienza e il controllo della propria vita.
La semplicità volontaria costituisce una leva per cambiare il mondo rifiutando il consumo indiscriminato e il sistema capitalista che devastano il pianeta.



Chi fosse interessato a questo argomento, può approfondirlo cercando informazioni su Serge Mongeau e su Philippe Lahille e sui libri che hanno scritto.

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