giovedì 28 marzo 2013

Di mela in mela...

Il frutto proibito



Il serpente era il più astuto di tutti gli animali della campagna che il Signore Iddio aveva creato. Egli chiese alla donna:"E' proprio vero che Iddio vi ha detto: Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?". La donna rispose al serpente:" Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del giardino, ma solo del frutto dell'albero che è nel mezzo del giardino Iddio ha detto: Non lo mangiate, anzi non lo toccate,altrimenti morrete!". Allora il serpente disse alla donna:" No, voi non morrete; anzi il Signore sa che qualora ne mangiaste, si aprirebbero gli occhi vostri e diventereste come Dio, acquistando la conoscenza del bene e del male".
La donna intanto aveva osservato che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, piacevole all'occhio e desiderabile per avere la conoscenza del bene e del male. Colse quindi del frutto, ne mangiò e ne dette anche a suo marito, che ne mangiò con lei. Si aprirono allora gli occhi di tutt'e due e s'avvidero che erano nudi; quindi cucite insieme delle foglie di fico, se ne fecero delle cinture.
Nel testo biblico non si fa alcuna menzione della mela eppure, nell'immaginario collettivo, il frutto che ha rovinato irrimediabilmente la reputazione di Eva, nonchè precluso per sempre ai comuni mortali l'accesso al paradiso terrestre, è la mela. In realtà non è sempre stato così: gli studiosi dei testi sacri hanno ipotizzato varie identità per quell'albero proibito,
indicando via via il cedro, il grano, l'uva e il fico , tuttavia nella cultura dell'Europa occidentale, a partire dal medioevo, l'albero della conoscenza del bene e del male viene considerato il melo. Questa identificazione deriva probabilmente da una lettura allegorica del testo biblico, per cui, poichè in latino la parola malum può riferirsi sia al frutto del melo, sia al male, i commentatori avrebbero favorito l'identificazione tra il simbolico frutto dell'albero e la mela, adottata anche nelle arti figurative.
Pare anche che in alcune culture anteriori al cristianesimo, la mela fosse l'attributo di Venere, dea dell'amore, per cui è possibile che l'iconografia di due giovani che si scambiano una mela, passata poi in ambito cristiano, abbia dato origine alla identificazione tra il frutto proibito e la mela stessa.
Questa interpretazione si è talmente radicata da comparire anche in anatomia, con il cosiddetto "pomo di Adamo"....



Il pomo della discordia
 



Quel giorno sull'Olimpo c'era aria di festa, si festeggiavano le nozze di Peleo e Teti e gli dei e le dee già pregustavano  le prelibatezze del banchetto in onore degli sposi e le musiche e le danze che sarebbero seguite. Per questo Eris, la dea della discordia, non era stata invitata. Ma evidentemente anche sull'Olimpo c'erano i delatori e così Eris, per vendicarsi dello sgarbo, si presentò furiosa nel bel mezzo della festa e gettò sul tavolo del banchetto una magnifica mela d'oro, colta nel giardino delle Esperidi, su cui erano incise le parole "alla più bella".
Hera, moglie di Zeus e regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza e dell'amore e Atena, dea della guerra e delle arti, figlia di Zeus, si contesero il pomo scatenendo una lite furibonda senza esclusione di colpi.
Zeus, chiamato in causa per stabilire che fosse delle tre la più bella, preferì defilarsi ; già cominciava a sentire un pesante cerchio alla testa per via delle numerose libagioni e non se la sentiva proprio di sorbirsi le inevitabili lagnanze delle perdenti; così incaricò  della scelta il  principe troiano Paride. Non l'avesse mai fatto !! Le tre contendenti, per ingraziarsi il giudizio del giovane, promisero grandi e svariate ricompense ( la corruzione era già stata inventata...) e Paride scelse Afrodite che gli aveva promesso l'amore di Elena, la donna più bella del mondo. Questa sarà la causa scatenante della lunga guerra di Troia di cui ci racconterà Omero nell'Iliade.





Il giardino delle Esperidi




Sul monte Olimpo non c'erano antenne paraboliche e nemmeno connessioni wireless, perciò per animare le serate qualcuno doveva pure inventare qualche storia per ingannare il tempo . Racconta oggi e racconta domani, i miti si arricchivano di nuovi personaggi e le loro avventure si intrecciavano le une con le altre dando vita a nuove storie e nuovi scenari; basti pensare alle vicende amorose di dei ed eroi che nulla avevano da invidiare a Beautiful....
Dicevamo di Eris, la dea della discordia , e della mela rubata nel giardino delle Esperidi. Ma dove si trovava questo luogo meraviglioso e chi erano le Esperidi?
Nel giorno del suo matrimonio con Zeus, il Padre degl Dei, Hera aveva ricevuto da Gaia, la Terra, un meraviglioso albero di mele d'oro che donavano l'immortalità. Il giardino in cui l'albero era custodito, detto anche il frutteto di Hera, si trovava in un luogo misterioso ai confini occidentali del mondo allora conosciuto. Le Esperidi, figlie del titano Atlante, erano tre ninfe che avevano ricevuto il compito di proteggere e custodire il prezioso albero e i suoi frutti, ma a quanto pare, un po' per noia, un po' per divertimento, di quando in quando qualche mela d'oro spariva nelle loro tasche e allora Hera decise di mettere a protezione del suo tesoro Ladone, un drago a cento teste che non dormiva mai.
Beh, qualche abbiocco il terribile drago deve pure averlo avuto, come avrebbe potuto altrimenti Eris sottrarre la mela d'oro, scatenare tutto quel putiferio sull'Olimpo che portò alla guerra di Troia???
Dimenticavo..... negli anni, e dopo diversi studi, qualcuno ha ipotizzato che forse le mitiche mele d'oro erano semplicemente arance, in altri termini, tanto rumore per una semplice spremuta!





La mela di Guglielmo



 

Magari non tutti conoscono la vicende rocambolesche dell'eroe svizzero Gugliemo Tell, ma la prova estrema di coraggio a cui fu costretto, mettendo in gioco la vita del figlio, è storia nota a un vasto pubblico, così come è nota la presenza di quella mela e del suo ruolo.
Nonostante ci siano ancora numerosi dubbi sulla sua reale esistenza, si pensa che Guglielmo Tell sia vissuto tra il XIII e il XIV secolo.Viveva con la famiglia nel Canton Uri ed era noto per la sua abilità nel cacciare con la balestra. 
Un giorno, mentre passava nella pubblica piazza, dimenticò di rendere omaggio al "Cappello Imperiale", un simbolo del potere asburgico, fatto erigere nelle terre imperiali da un certo Gessler, amministratore dei beni della famiglia degli Asburgo. Chi non si inchinava davanti a questo simbolo rischiava la confisca dei beni o addirittura la morte. Fu così che il povero Guglielmo venne chiamato a comparire davanti ad un tribunale pubblico e venne condannato alla pena di morte per lesa maestà.
Ma in cambio della vita, il balivo Gessler gli impose la prova della mela, che posta sul capo del figlioletto Gualtierino, avrebbe dovuto essere centrata da una freccia della sua balestra. Con grande coraggio e nervi d'acciaio il nostro eroe superò felicemente la prova al primo colpo. Sfortunatamente gli venne trovata, nascosta nella giacca, una seconda freccia, destinata ad uccidere Gessler nel caso la prova non fosse riuscita.Per questo fu immediatamente arrestato e portato in barca in una prigione che sorgeva su un isolotto al centro del lago di Zugo. Durante la traversata, nel corso di una violenta tempesta, Guglielmo riuscì a sfuggire ai suoi carcerieri nascondendosi nei boschi che circondavano il lago. Si narra poi che dopo alcuni giorni si imbattè nel perfido Gessler che uccise. La leggenda prosegue narrando che i popoli svizzeri, venuti a conoscenza delle gesta di Tell e della sua lotta contro la prepotenza asburgica, insorsero assediando i castelli e cacciando i balivi, ottenendo così  l'indipendenza  dal giogo dell'Impero nel 1315.
Guglielmo Tell visse nel rispetto e nell'ammirazione delle genti fino all'estate del 1354 quando l'eroe elvetico sacrificò la sua vita per salvare un bambino trascinato dalla corrente di un torrente in piena.


La mela "scientifica"








 
Forse l'attributo è eccessivo, perchè questa mela in fondo non ha fatto altro che cadere dall'albero, una volta matura, inconsapevolmente , senza rendersi conto del suo coinvolgimento in un'importante scoperta  eppure in qualche modo deve aver respirato il fermento scientifico del suo tempo.
Siamo nel 1666 e si racconta che Isaac Newton fosse seduto sotto un melo nella sua tenuta a Woolsthorpe quando una mela gli cadde sulla testa. Sempre secondo la leggenda, ciò lo fece pensare alla gravitazione e al perchè la Luna non cadesse sulla terra come la mela. 
Se la storiella della mela in testa ha divertito generazioni di scolari della scuola elementare, con l'andar del tempo ha assunto un po' l'aspetto della classica bufala e nessuno le ha più dato credito. E invece...
A mettere le cose in chiaro ci ha pensato la Royal Society, la stessa celebre società scientifica inglese di cui Newton fu presidente, che ha messo a disposizione online la biografia di Newton scritta dal suo amico e contemporaneo William Stukeley, il quale nel suo manoscritto del 1752  intitolato Memoirs of Sir Isaac Newton's Life, conferma la veridicità del celebre aneddoto.
Stukeley riferisce di avere raccolto dalla viva voce di Newton il ricordo di come fu concepita la teoria della gravitazione universale: "Avvenne mentre sedeva in contemplazione, a causa della caduta di una mela."
Certamente il frutto non gli piombò in testa, ma di sicuro lo scienziato si trovava nel giardino della sua casa di Woolsthorpe quando assistette al tonfo del frutto e si chiese: " Perchè cade sempre verso il centro della terra e non trasversalmente o verso l'alto?" Da quella domanda fondamentale, elaborò poi la teoria secondo cui deve esistere un potere attrattivo universale, proprio a tutti i corpi dotati di massa, che fu chiamato forza di gravità.
 


 




segue - arrivederci alla prossima mela.....
 

 

 




 











Nessun commento:

Posta un commento