domenica 11 novembre 2012

Tradizioni: l'estate di S.Martino



L'estate di San Martino è il nome con cui viene indicato un eventuale periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore.
Secondo la tradizione popolare l'Estate di S.Martino, che si celebra l'11 novembre, è legata alla leggenda del Santo che divise in due il suo mantello per coprire un povero mendicante nudo e infreddolito. Il Signore ricompensò il Santo inviando un clima mite e temperato, nonostante la stagione  fosse ormai prossima ai rigori dell'inverno.









San Martino, di origine ungherese, visse nel corso del IV secolo dopo Cristo, fu Vescovo di Tour e fondò il primo monastero databile in Europa.
Per la sua opera di evangelizzazione, fu popolarissimo in tutta Europa e anche nelle Americhe, dove si possono trovare molti paesi che portano il suo nome.





 
Nei paesi anglosassoni l'Estate di San Martino viene chiamata Indian Summer.
Non è chiaro come sia nata la leggenda del mantello,né quando sia stata associata dalla tradizione popolare e contadina al periodo di bel tempo che spesso si verifica nella seconda decade di novembre ; è probabile che risalga a tempi antichissimi e che si sia diffusa in Europa poco dopo la morte del Santo.









Un tempo, durante l'estate di San Martino, venivano rinnovati i contratti agricoli annuali ; da questa consuetudine è nata l'espressione "fare San Martino", cioè traslocare.
In questo periodo dell'anno, tradizionalmente i contadini aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo da gustare insieme alle prime castagne.







 
Quelli che come me hanno frequentato la scuola elementare quando le poesie si studiavano a memoria, ricorderanno senza dubbio la celebre poesia di Carducci intitolata appunto "San Martino" :
 
La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
 
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' i tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
 
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando;
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
 
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri
nel vespero migrar.





 



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