Da Paola, che continua ad andare al cinema anche per noi:
Il MATRIMONIO CHE VORREI
RECENSIONE
Quando sulle
locandine appare il nome di Meryl Streep…è una garanzia! E poi, per noi,
tornare al vecchio cinema Tiffany (che vecchio non sarebbe , ma è fuori dei
Multiplex) è motivo di allegria.
Se poi il
nome della Streep è accompagnato dal vecchio e ruggente leone Tommy Lee Jones e
dall’ottimo regista David Frankel, ( lo ricordiamo in Il diavolo veste Prada?),
cosa si chiede di più?
Ecco,
dunque, un altro film basato tutto sulla interpretazione dei tre
protagonisti, chiusi in interni, case o
studi o tavole calde…ma tre protagonisti di un calibro eccezionale. E se per
Meryl Streep si tratta di una ulteriore conferma, con Tommy Lee Jones e Steve Carrel abbiamo una
piacevolissima sorpresa.
E
soprattutto il primo appare in simbiosi
con la Streep, perfetto nel dare e ricevere le battute, anche solo con
l’espressione rocciosa e recalcitrante.
David
Frankel dirige e sostiene tutti e tre
con mano abile e delicata insieme: anche le scene più imbarazzanti si risolvono
in modo ironico e sorridente…mai sarcastico o volgare. E si nota l’ottimo
lavoro della sceneggiatrice Vanessa
Taylor.
Non è un
film per ragazzini, direi che è, in modo particolare, un film vicino alla donne
per il modo in cui alcune parti del dialogo sono vicine alla nostra sensibilità.
Infatti tra
le amiche sentivo dire ogni tanto:” Si si è proprio così…mi ricorda tanto…che
so Giovanni, Lucio ecc…”
La storia è
quella di una rapporto, che nato nell’amore, si trasforma lentamente in
abitudine e solitudine…marito e moglie, dopo 31anni di matrimonio, superfelice
all’apparenza, si scoprono lontani e, soprattutto lui, Arnold , avaro sia di
gesti affettuosi verso la moglie, che di denaro.
La mite Kay
( una Meryl Streep strepitosa, mai una gesto, un’espressione fuori tono) invece
vuole cambiare la situazione e riesce a portare il suo imbronciato e seccato
marito (Tommy Lee Jones: a sua volta straordinario) in un piccolo paese del
Maine, Great Hope Springs, dove opera un terapeuta di coppia, il dr. Bernie
Fields (Steve Carrel). E qui si innesca una serie di dialoghi a tre in cui Kay
appare determinata e sincera anche nel parlare dei rapporti più intimi, mentre
Arnold cerca di trovare tutte le scappatoie per non affrontare il problema.
E’ un
susseguirsi di piccole scene, in cui Kay e Arnold sono costretti dal terapeuta
a rivelarsi, a scontrarsi e ad accettare
soluzioni ….quantomeno inattese.
Niente più
da dire a proposito della trama…sempre nell’intento di non togliere il gusto
della sorpresa a chi ha il desiderio di
andare al cinema.
Alcune
sottolineature: in primo luogo il titolo “Il matrimonio che vorrei”….orrida
traduzione di” Hope Springs “, molto più nostalgico e logico, ma come vengono
trasformati i titoli inglesi è ormai un mistero.
Steve Carrel
,l’impenetrabile e spesso inespressivo terapeuta, dà una prova di sé
convincente uscendo dal personaggio comico che abbiamo visto per esempio in “40 anni vergine” o” Crazy,
stupid.”
I due protagonisti
sono bravi: da Oscar…il che vorrebbe dire l’ennesimo per la Streep mentre per
Jones varrebbe come riconoscimento di un lavoro serio e coraggioso per
cambiare.
La colonna
sonora di Theodore Shapiro accompagna e
sottolinea il film con il giusto tono tra il sorriso e la
dolcezza nostalgica.
PAOLA
Non sono un'esperta di cinema ...nè di bravura di attori e attrice ..anche perchè 'il doppiaggio' fa ...cavolo se FA !!!!
RispondiEliminaVado a ...pelle e la Streep mi piace tanto ...è così espressiva, ogni nuovo ruolo non fa ricordare nè rimpiangere il precedente ..e con lei ne ho visti diversi di films..
Mi dispiace che Dindi dissenta .. Abbiamo spesso battibeccato sulla grande Meryl ...
D'altra parte il mondo è bello perchè è vario !
Non dico che non sia brava...certamente lo è! Ma che ci posso fare? La trovo brutta e non mi è simpatica.....chiedo venia, ma non posso fingere!
RispondiEliminaLui, invece, mi piace da matti!